CINEMA. FROZEN, il regno di ghiaccio, di C. Buck e J.Lee

Titolo: Frozen, il Regno di Ghiaccio (Disney)

Regia: Chris Buck, Jennifer Lee

Cast: Kristen Bell, Idina Menzel, Jonathan Groff

La sceneggiatrice Jennifer Lee (Kung Fu Panda 2) scrive e dirige a quattro mani con Chris Buck questo lungometraggio Disney vagamente ispirato alla Regina delle Nevi di Hans Christian Andersen.

Sven

LA TRAMA- La pellicola racconta la storia di Anna e Elsa, due sorelle destinate al trono di Arendelle ma segnate in tenera età dalla scomparsa dei genitori e da un episodio che le terrà separate per molti anni. Esiliata nella sua stanza per via dei suoi poteri misteriosi, Elsa viene liberata ed incoronata nel giorno del suo diciottesimo compleanno ma qualcosa va storto e la bionda erede al trono, presa dal panico, trasforma il Regno in un ghiacciaio prima di fuggire via spaventata. Attanagliata dalla paura di sé stessa e decisa ad isolarsi dal mondo e dal giudizio altrui, Elsa scappa sulle pendici di una montagna e lì dà vita al suo personale rifugio di ghiaccio. Sarà sua sorella Anna che si offrirà per ritrovarla e darle una mano.

SORELLE- Anna e Elsa rappresentano due modi di essere donna molto diversi ed ugualmente nobili. La prima è l’eroina disneyana di ultima generazione, vitale, indipendente, gioiosa, libera dal giudizio degli altri (il contrario del personaggio della madre di Merida in Brave) e dalla necessità quasi morbosa di dover per forza amare un uomo per trovare un senso a sé stessa. Elsa, invece, soffre una vita segnata irrimediabilmente dalla sua “diversità” ma non per questo si arrende o rifiuta l’aiuto della sorella/ compagna per imparare ad accettarsi e magari crescere in armonia con il mondo che inizialmente la rifiuta.

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NOBODY’S WIFE- Partiamo da un dato di fatto ormai assodato: Disney è sempre più rosa. Basta andarsi a leggere i credits degli ultimi lavori per accorgersi che il punto di vista femminile ha preso piede (ed era ora) nelle trame e nell’economia delle storie. Se BRAVE era nato da un’intuizione di Brenda Chapman (co-sceneggiatrice e co-regista), su questo Frozen si sente eccome la penna raffinata di Jennifer Lee. L’effetto di questa tendenza è che l’eroina disneyana si è definitivamente emancipata da molte zavorre moraliste e sessiste, anche subdole, residuo di decenni di maschilismo fiabesco più o meno velato.

ICE ICE BABY– Finita da un pezzo l’epoca dei Principi azzurri e delle damigelle tristi e asservite all’amore, sembra alle spalle anche il periodo autocitazionista in cui Dreamworks e Pixar si divertivano a scardinare la struttura della fiaba classica (la saga di Shrek) solo per il gusto di farlo. Con Frozen, il Regno di Ghiaccio, siamo approdati ad una fase di scrittura più matura e truth-oriented. Non è neanche giusto parlare di rivincita delle donne. E’ la natura umana nuda e cruda, servita per soddisfare le esigenze degli adulti e dei meno adulti come una sorta di “pillola rossa” alle insidie della vita. In Frozen, come nel mondo reale, nulla è ciò che sembra e il ghiaccio è metafora lampante di un mondo pieno di menzogne, di odio e di ipocrisie, risultato di un’assenza d’amore che la virtualizzazione dei rapporti umani sta soltanto contribuendo ad accentuare; l’eroe infallibile non esiste, le persone mentono nella maniera più spudorata e gettano la croce addosso a chi giudicano “diverso” mentre le persone migliori, che poi sono quelle capaci di amare davvero, sono perlopiù soggetti umili, di bassa estrazione sociale e nascosti dietro ad un massiccio strato di cafonerìa. E’ la vita, bellezza.

Stupisce l’evoluzione e la caratterizzazione di ciascun personaggio e “col senno di poi” capiamo il perchè di certe scelte narrative. Qualche indizio? Non è un caso che il montanaro Kristoff e la sua alce Sven appaiano nel racconto fin dall’inizio, mentre il bellimbusto Hans si inserisca a metà storia (SPOILER?).

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PER GRANDI E PICCINI- Il film è una gioia per gli occhi che non mancherà di entusiasmare e tenere incollati allo schermo tutti. Come da tradizione, non mancano simbolismi e citazioni. Il pupazzo di neve Olaf, già amatissimo dal pubblico dei più piccini, è l’emblema vivente di quell’infanzia spensierata che unisce Anna e Elsa da bambine. Qualche appassionato Marvel non faticherà invece a collegare la figura di Elsa a quella di una mutante a metà tra Bobby Drake (L’Uomo Ghiaccio) e Tempesta, così come non potrà esimersi dal pensare a Rogue vedendo la ciocca di capelli bianca che compare sulla testa di Anna non appena il raggio raggelante scagliato da sua sorella la raggiunge inavvertitamente alla testa.

COLPO DI SCENA- Come ogni fiaba che si rispetti, anche qui ci si attende il bacio nel finale. Il grande freddo, invece, viene sciolto da un’altra forma d’amore, meno pubblicizzata ma forse perfino più importante nella vita di tutti noi. E vissero felici e contente.

Frozen, il Regno di Ghiaccio è un brillante esempio di prodotto studiato per soddisfare i bisogni di tutte le età.

7,5

di Giuseppe Piacente

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Donne, è arrivato l'arrotino e l'ombrellaio!!!

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