CINEMA, CORTOMETRAGGI. LA COSA IN CIMA ALLE SCALE di M. Torbidoni

“Un uomo torna nei posti della sua infanzia e rivive gli eventi che l’hanno segnata”.

LOCANDINA

SCHEDA

Titolo: “La cosa in cima alle scale”

Anno: 2011

Regia: Michele Torbidoni

Scritto da: Michele Torbidoni

LA TRAMA- Pietro (Gianluca D’Ercole) è un giovane tecnico informatico che perde il volo per tornare a casa. Decide così di impiegare le ore di attesa tornando a fare visita al paese della sua infanzia. Sembra un piacevole tuffo nei ricordi ma qualcosa trama nell’aria, tra i vicoli solitari di questo piccolo sobborgo del centro Italia.

Lo sguardo sognante di Pietro si fa via via sempre più cupo, gli occhi si abbassano come a voler carpire qualcosa dal tempo e dallo spazio, i ricordi si infittiscono fino a prendersi la scena. Il paesaggio è spettrale, le giostre vuote, le finestre alte e socchiuse ridono: è il passato, che beffardo ritorna con violenza nella vita di Pietro e fa riaffiorare dolori e paure che l’uomo credeva seppelliti da decenni. I ricordi sommergono il presente e l’uomo, ispirato dai primi luoghi della sua vita, non può fare a meno di evocarli. Guarda sé stesso bambino mentre gioca sullo scivolo, mentre si aggira tra i tavoli del ristorante gestito dai suoi genitori, mentre farfuglia di una minaccia misteriosa, scatenando il terrore negli occhi di sua madre (Gaia Benassi) e la furia in quelli del padre (Luigi Moretti).

Vittima di una regressione improvvisa, Pietro inizia a provare compassione per sé, a parlare con il sé- bambino (l’ottimo Alberto Valletta): il suo sguardo si abbassa timoroso, gli occhi spalancati e tutto gli ruota intorno, si muove, vibra, gli dice: “Seguimi, da questa parte”. Una forza oscura lo guida verso qualcosa che la sua mente non vuole vedere, ma che i suoi occhi e le sue gambe non possono fare a meno di bramare. Il protagonista dapprima ricorda, poi, sguardo impietrito, rivive con la stessa ingenuità di allora ed alla fine si trova al cospetto della paura più grande, quella sottratta volontariamente ai suoi ricordi e che Pietro (sospeso ormai senza età nel più claustrofobico dei luoghi natii) non avrebbe mai pensato si ripresentasse a questo punto della vita. Epilogo mistico.

NOTE- Lo script è denso di significati. Il regista Michele Torbidoni, dichiara che la sceneggiatura di questo “breve e immaginifico fantahorror” è stata modellata attorno all’attore protagonista, il bravissimo Gianluca D’Ercole che riesce a calarsi nei panni di Pietro con un lavoro introspettivo raffinato e credibile. Ottime location, splendide scelte stilistiche che attingono a piene mani da un certo filone horror/ avventuroso degli anni ’80: i riferimenti di regia, per ammissione dello stesso Torbidoni, si chiamano Richard Donner (The Goonies) Joe Dante (Gremlins) e Toobe Hooper (Poltergeist). Regia e fotografia sono degne di una grande produzione italiana, in particolare gli interni, le luci, i bagliori improvvisi e le inquadrature che Torbidoni sceglie per aumentare l’attesa. Potente tutto il comparto sonoro, come evocative sono le musiche originali di Pietro De Gregorio e Roberto Ferretti. Il corto è stato premiato al Tolentino International Film Festival e al Logan Film Festival.
DA VEDERE SE VI SONO PIACIUTI- The Goonies (R. DONNER), Close Encounters of the 3rd kind (S.SPIELBERG)
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Donne, è arrivato l'arrotino e l'ombrellaio!!!

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